L’Unesco, insieme a l’Ugs (United States Geological Survey), ha annunciato i siti del Patrimonio dell’Umanità a rischio. Si tratta di 35 siti in pericolo, quasi tutti a causa dell’uomo, che con il suo contributo ha messo a rischio in questi ultimi anni. L’Unesco ha anche pubblicato un atlante mondiale sui siti ritenuti a rischio con un documento che si intitola “From Space to Place: an Image Atlas of World Heritage Sites on the ‘In Danger’ list”, che si può visualizzare sul sito ufficiale, con tanto di foto dal satellite che illustrano quali sono.
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Questi posti sono a rischio a causa di calamità naturali, ma anche desertificazione, cambiamenti climatici, urbanizzazione incontrollata, sfruttamento delle risorse, guerre e molto altro ancora. I siti in questione si trovano in Asia, America Latina e Africa e tra le più eccellenti troviamo le isole Galapagos (Ecuador), paradiso terrestre per specie animali e vegetali, minacciato sia dal turismo di massa che dalla pesca illegale; c’è poi la barriera corallina in Belize, la seconda più grande al mondo dopo quella australiana, messa a rischio dagli stessi problemi della Galapagos, ma in aggiunta anche per via dell’inquinamento e dell’abbattimento delle mangrovie.
Tra gli altri siti dell’Unesco troviamo anche il Parco Nazionale Manovo-Gounda S. Floris nella Repubblica Centrafricana, dove lo sfruttamento delle risorse e la caccia illegale mette a rischio animali e piante; questo non è l’unico parco nazionale, visto che nella lista compaiono il Los Katíos National Park (Colombia), Comoé National Park (Costa Rica), Garamba National Park, Salonga National Park e Kahuzi-Biega National Park (Repubblica Democratica del Congo). Segnaliamo anche le rovine della Valle di Bamiyan (Afghanistan), danneggiato dai talebani, poi il Minareto di Jam (Afghanistan), la città di Coro (Venezuela), Chan Chan (Perù), monumenti storici di Mtskheta (Georgia), Abu Mena (Egitto), Ashur e Samarra (Iraq).